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ARGOMENTO: incidente sul Lago di Garda

incidente sul Lago di Garda 29/12/2002 18:30 #1

  • capox
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ho sentito un paio d'ore fa alla radio di un incidente che avrebbe coinvolto due sub avvenuto sul Lago di Garda nella spiaggetta delle lucertole (Torbole).
Qualcuno ne sa qualcosa?
Salvo

Salvo Capodieci
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incidente sul Lago di Garda 30/12/2002 08:39 #2

  • gianni nava
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Ecco l'articolo di un giornale locale. Mi viene da pensare che sia la solita storia delle immersioni profonde ad aria.

 

TRENTO. Una domenica nera, tra le più tragiche che si ricordino. Nelle acque del Garda sono morti due sub trentini, Claudio Cattoni, 47 anni, autotrasportatore di Gardolo e Massimo Berti, 44, ex presidente de «La Trentina». Con loro si erano immersi nelle acque antistanti Corno di Bò e la spiaggia delle Lucertole, qualche centinaio di metri sotto Torbole, il giornalista della Rai Lorenzo Lucianer, sua moglie Laura Moschen e Riccardo Ausserer, agente della Questura di Trento. A provocare la tragedia sarebbe stata l'«ebbrezza da profondití » che ha spinto le due vittime oltre i novanta metri, provocandone la morte.
TORBOLE. Ebbrezza da profondití . Il malessere più temuto dai sommozzatori ha spinto a nuotare verso la morte Claudio Cattoni, 47 anni, e Massimo Berti, 44. Con loro, nelle acque antistanti Corno di Bò e la spiaggia delle Lucertole, qualche centinaio di metri sotto Torbole, il giornalista Rai Lorenzo Lucianer, sua moglie Laura Moschen e Riccardo Ausserer, agente della Questura di Trento.
Non erano due novellini, Cattoni e Berti: alle spalle avevano almeno 200 immersioni e, vicino a loro, c'erano due sub esperti come Lucianer e Ausserer. Il gruppo era sceso da Trento in mattinata e, verso le nove, aveva raggiunto localití  Corno di Bò, sulla Gardesana orientale. Parcheggiate la Volvo Station Wagon e il fuoristrada dopo la galleria, i cinque amici sono scesi sulla splendida Spiaggia delle Lucertole: una striscia di ghiaia ai piedi di un imponente costone di roccia liscia, frequentatissima palestra per i rocciatori.
I cinque sub si immergevano spesso nelle acque antistanti la spiaggetta, in alcuni periodi anche lo facevano due volte alla settimana, perché quel punto è considerato uno dei più belli e affascinanti di tutto il Garda. Quella di ieri, insomma, doveva essere una giornata come tante altre. I cinque hanno indossato le mute stagne e hanno preparato l'attrezzatura. Materiale di grande qualití , roba da professionisti. Anche questa volta gli accordi erano chiari: Cattoni, Berti e la Moschen - anche lei brava, ma non abbastanza per i grandi abissi - non avrebbero superato la quarantina di metri di profondití  mentre Lucianer e Ausserer si sarebbero spinti più giù, anche fino a 90 metri. Un azzardo? «Niente affatto - ha poi spiegato l'agente di Polizia - chi è molto allenato può scendere sotto i 66 metri, quota in cui l'ossigeno diventa velenoso, senza correre grandi rischi. Certo, ci vuole grande preparazione, concentrazione e allenamento. Ma si può fare senza rischio».
I cinque si abbassano le maschere e s'immergono. Tutto fila liscio fino a quando Cattoni non inizia a scendere oltre la quota stabilita, trascinando dietro di sé l'amico Berti, che lo segue per riportarlo indietro. Forse non si saprí  mai cosa è accaduto a Cattoni, cosa lo abbia portato a rompere quel "patto" tante volte rispettato. Un guasto all'attrezzatura o la curiosití  di scoprire cosa c'era più giù, lungo la parete di roccia che parte parecchie centinaia di metri sopra la Gardesana e si inabissa quasi per altrettanti metri nel lago. Il sole splendeva in un cielo azzurro mentre nelle acque cristalline del Garda si consumava il dramma. Un tragico «due contro due», al termine del quale ogni tentativo compiuto da parte sub esperti di fermare Cattoni e Berti s'è rivelato inutile. Alla fine, Lucianer e Ausserer si sono arresi. Non è stato facile e una parte di loro s'è inabissata ed è morta insieme agli amici.
Laura Moschen capisce subito cos'è accaduto, esce disperata dall'acqua, cerca disperatamente il cellulare nell'enorme borsone lasciato sulla spiaggia e chiede aiuto. In pochi minuti, sul posto arrivano gli agenti del Commissariato e i carabinieri di Riva. Da Trento parte l'elicottero di Trentino Emergenza con a bordo alcuni uomini del Soccorso Alpino e atterra sulla spiaggia. Tutto inutile. Tutti quegli uomini non possono nulla per salvare Claudio e Massimo. Ascoltano il racconto dei sopravvissuti, osservano ammutoliti i volti impietriti dei sommozzatori salvatisi, partecipano al dolore amplificato dall'impotenza.
Il dottor Grasso, dirigente del commissariato rivano, è scosso più degli altri: conosceva bene i componenti di quel gruppo. In comune con loro ha la passione per le immersioni anche se non si è mai cimentato con le acque del Garda. In più di un'occasione, però, li aveva osservati da riva mentre sparivano negli abissi. Anche ieri è arrivato sulla spiaggia, è rimasto a lungo accanto alle attrezzature lasciate sulla ghiaia, ma questa volta ha dovuto ascoltare la

gianni nava
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incidente sul Lago di Garda 30/12/2002 18:33 #3

  • gianni nava
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MI SENTO IN DOVERE DI PASSARE IN LISTA QUESTE PAROLE TRATTE DA UN SERVIZIO SUL QUOTIDIANO L'ADIGE. (MI SEMBRA CHE ANCORA UNA VOLTA EMERGA LA ESTREMA PERICOLOSITA' DELLE IMMERSIONI FONDE AD ARIA)


RIVA DEL GARDA - «Li ho visti mentre andavano incontro alla morte...». Lorenzo Lucianer, giornalista della sede Rai di Trento,
continuava a ripetere queste parole ieri mattina, appena tornato in superficie. «Non capisco perché sono andati giù a quella
profondití , non lo capisco...Eravamo d'accordo che si sarebbe sui 50-60 metri. Ma lí¬ è rimasta invece solo mia moglie.
Gli altri due, Massimo e Claudio, ad un certo punto sono andati sotto. Massimo l'ho trovato a circa 80 metri. L'ho scosso, abbracciato, gli ho fatto segno di tornare su. Ma mentre lo invitavo a risalire mi ha indicato l'altro, Claudio...che era ancora più
sotto. Ho superato una cengia e l'ho intravisto: aveva ancora la torcia in mano. Ma che ci faceva giù a oltre 90 metri....».
Lorenzo è un giornalista che ha fatto tanti servizi anche sul Garda. L'avevamo incontrato l'ultima volta proprio quando un
sub aveva perso la vita a Porto S. Nicolò. Ieri purtroppo è toccato a lui fornire ai colleghi particolari sulla tragedia, farsi forza
per spiegare agli agenti del commissariato la dinamica dell'immersione, quello che è successo vicino alle rocce della
spiaggia delle Lucertole. Rocce a picco sul Garda. Che si inabissano nelle acque del lago.
«Era una giornata stupenda, la temperatura dell'acqua, dieci gradi, non costituisce un problema per le nostre attrezzature.
Che sono quanto di più innovativo e sicuro si possa trovare.
Tutto era stato preparato meticolosamente. Siamo partiti da Trento verso le otto, con due vetture. Su una Massimo e Claudio,
sull'altra io, Riccardo Ausserer e mia moglie Laura. Verso le 9 eravamo qui, su questa spiaggia, abbiamo preparato anche
una bombola di ossigeno a sei metri per eventuali problemi.
Tutto il resto era stato scrupolosamente controllato. Insomma, niente era stato lasciato al caso. Io ho il brevetto dal 76. Ho fatto migliaia di immersioni anche nel mare, anche in luoghi più impegnativi....».
Il pianto serra di colpo la gola del giornalista trentino. Guarda sempre verso il punto in cui sono scomparsi i suoi due amici.
«Non potevo fare di più...ero gií  ad una profondití  proibitiva.
Sono arrivato fino a 97 metri. Poi ho dovuto risalire, ero pieno di azoto. Ma non ha proprio senso quello che è successo...perché?
Perché?». Più tardi Lorenzo Lucianer dirí  che sperava ad un certo punto che i due fossero riemersi magari da qualche altra
parte della spiaggia. Quando è arrivato l'elicottero infatti le istruzioni date al pilota erano precise: «Dai un'occhiata nella
zona, vedi se magari non sono tornati in superficie...». Col passar dei minuti però si è capito che ormai l'elisoccorso non era
purtroppo più necessario. L'elicottero, atterrato in pochi metri quadrati, sulla spiaggia, è poi ripartito. «Avevamo gií  programmato
un'uscita, tutti insieme, sul Mar Rosso», dice Riccardo Ausserer, sottufficiale della polizia in servizio alla Questura, compagno d'immersione di Massimo e Claudio da tempo.
«Non si può morire in questo modo...no. Piuttosto si «spallona» (si immette aria nella muta ndr) si torna su a costo di andare in
iperbarica. Ma si salva la pelle. Dio mio, non doveva capitare a loro non doveva...». Triste anche il compito del dirigente della Ps
di Riva, Giuseppe Grasso. Anche lui esperto sub. «Ho fatto tante immersioni con questo gruppo... non riesco a pensare che
siano morti due amici». Laura Moschen, la moglie di Lorenzo Lucianer, è rimasta sul promontorio roccioso della spiaggia per
un tempo interminabile prima di accompagnare il marito e Riccardo in commissariato a Riva.
«Mi hanno lasciata sola...mi hanno lasciata sola. Dovevano restare con me come d'accordo.
Ed invece...». Riccardo Ausserer non ce la fa più a trattenersi. Sta raccattando l'attrezzatura per portarla alle vetture e scopre la
chiave della vettura di Massimo: «Non le lasciava mai qui a terra, stavolta...». Arrivano poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco. Anche gli uomini del soccorso alpino di Riva per garantire l'appoggio in quegli anfratti a picco sul lago.
«E pensare che la giornata era magnifica, che tutto stava andando nel migliore dei modi. Vado giù io a cercare di trovarli...a
costo di finire all'iperbarica».
Non sa darsi pace Riccardo. Resta per lunghi minuti a guardare le bombole, l'attrezzatura. Poi ancora uno sguardo verso il lago
alla ricerca di qualcosa che gli parli di vita, di speranza. Ma la risposta è il silenzio disturbatosolo dalle onde. Un silenzio
di morte.

C. G.


gianni nava
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incidente sul Lago di Garda 30/12/2002 21:50 #4

  • Claudio
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L'incidente è quasi certamente dovuto a perdita del senso di autocontrollo e di giudizio del pericolo che la narcosi da inerte provoca se non viene riconosciuta in tempo da chi ne è colpito. E' strano che siano morti in due, ma si può capire se si pensa che probabilmente uno dei due ha seguito il compagno sperando di riportarlo a quote più consone all'aria. Uno dei due sub è stato trovato qualche ora dopo abbastanza lontano dal luogo dell'incidente, mentre galleggiava a quanto sembra col jacket gonfio, segno che ha tentato all'ultimo momento una risalita a pallone, probabilmente rimasto senza gas respirabile, e penso sia morto per una forma di PDD fulminante, forse in sovradistensione polmonare acuta. Il secondo non è stato ancora ritrovato e conoscendo abbastanza quei fondali non credo sia molto probabile che questo avvenga presto. Non penso sia affatto necessario trarre alcun nuovo insegnamento riguardo alla pericolosití  delle immersioni profonde (oltre 40-50 mt)in aria, che sarebbe come doversi scottare ogni volta per sapere che il fuoco brucia! Esistono tonnellate di documentazione a tal proposito e chi afferma il contrario o è in malafede o è solo coglione. La programmazione dell'immersione a quanto pare era ben diversa e se ci si fosse attenuti alle quote prestabilite non saremmo oggi qui a parlare di questo nuovo ennesimo lutto della subacquea. Questa naturalmente non è una critica a chi è morto, o ancor meno a chi ha dovuto assistere a questo tragedia (penso che Lucianer abbia fatto quello che poteva e che anzi abbia rischiato anche troppo del suo), che sarebbe inutile e di cattivo gusto, ma serve solo per affermare con forza che la programmazione va rispettata e che i gruppi dei subacquei che si immergono devono essere il più possibile omogenei come preparazione ed esperienza. Forse questo ha difettato in questa tragica evenienza. Noi tutti (mi metto in cima alla lista) ne dovremmo trarre un piccolo insegnamento.
Saluti a tutti
Claudio

Claudio Merli
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incidente sul Lago di Garda 31/12/2002 14:20 #5

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Concordo pienamente con quanto detto da Claudio Merli

gianni nava
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incidente sul Lago di Garda 04/01/2003 08:53 #6

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TORBOLE. Massimo Berti è morto per cercare di salvare l'amico. Ormai è certo. Al racconto fatto subito dopo la tragedia da Lorenzo Lucianer, che aveva riferito d'aver visto Massimo "inseguire" Claudio Cattoni in profondití , si sono aggiunti in queste ore alcuni importanti particolari che, seppur non ancora confermati dalle autorití , chiarirebbero ulteriormente la dinamica dell'incidente avvenuto nelle acque davanti alla Spiaggia delle Lucertole. Una generosití , la sua, pagata con la vita.
Secondo alcune indiscrezioni trapelate nella serata di ieri, Massimo Berti sarebbe riuscito a raggiungere l'amico quando questi, però, si era gií  tolto il boccaglio (sul quale sono state trovate tracce di fango, segno evidente che lo sportivo non lo stringeva più in bocca) e aveva gií  perso i sensi. Sarebbe stato lui, ancora lucido, a raggiungere ad una quota addirittura superiore ai 110 metri di profondití , ad afferrare Claudio e azionare il dispositivo che ha fatto gonfiare il suo "jacket", come viene chiamato in gergo tecnico il giubbotto gonfiabile in dotazione ai sommozzatori. Un ultimo, disperato tentativo di salvare il compagno d'immersione che in pochi secondi ha consentito al corpo di Cattoni di tornare in superficie e di essere ritrovato gií  nel pomeriggio di domenica, qualche centinaia di metri a sud luogo dell'incidente.
Fatto questo, il povero Berti, ormai allo stremo delle forze e con i tipici problemi fisici causati dalla grande profondití , avrebbe finalmente pensato a se stesso, tentando la risalita. Un impossibile ritorno verso la luce che si è concluso a quota 98 metri, quando anche il forte fisico del 44enne ha ceduto. E proprio a quella profondití , non molto distante dalla parete rocciosa, il suo corpo è stato inquadrato poco dopo le 22 di mercoledí¬ dalla speciale telecamera dei Vigili del fuoco di Trento, al termine di tre lunghissime e intense giornate di ricerche. Dal pomeriggio di domenica, i pompieri di Riva e gli uomini della Squadra Nautica del commissariato avevano passato in lungo e in largo quel tratto di lago, spesso sotto gli occhi gonfi di lacrime della mamma, dei fratelli e dei parenti di Massimo che, dalla Spiaggia delle Lucertole, hanno a lungo osservato le operazioni.
In parecchi, tra coloro che conoscono bene il lago, si erano mostrati scettici sull'eventualití  di ritrovare a breve il corpo del sommozzatore trentino, ma quegli uomini non si sono arresi, hanno sconfitto il freddo e la stanchezza, hanno superato i comprensibili momenti di sconforto e hanno continuato nella loro ricerca, anche di notte. E mercoledí¬, la loro tenacia ha spezzato la straziante attesa dei parenti di Massimo Berti che, ormai rassegnati, speravano almeno di avere il corpo del proprio caro. Con loro, poco dopo essere stati avvisati dal dirigente del commissariato, il dottor Giuseppe Grasso, sono scesi a Riva anche Ausserer e Lucianer, i sopravvissuti. Che oggi pomeriggio, a Gardolo alle 14.30, si stringeranno ai familiari di Claudio Cattoni, del quale saranno celebrati i funerali.

Ecco quanto è apparso alla fine su un quotidiano del trentino.


gianni nava
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Buona continuazione.

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