Ecco l'articolo di un giornale locale. Mi viene da pensare che sia la solita storia delle immersioni profonde ad aria.
TRENTO. Una domenica nera, tra le più tragiche che si ricordino. Nelle acque del Garda sono morti due sub trentini, Claudio Cattoni, 47 anni, autotrasportatore di Gardolo e Massimo Berti, 44, ex presidente de «La Trentina». Con loro si erano immersi nelle acque antistanti Corno di Bò e la spiaggia delle Lucertole, qualche centinaio di metri sotto Torbole, il giornalista della Rai Lorenzo Lucianer, sua moglie Laura Moschen e Riccardo Ausserer, agente della Questura di Trento. A provocare la tragedia sarebbe stata l'«ebbrezza da profondití » che ha spinto le due vittime oltre i novanta metri, provocandone la morte.
TORBOLE. Ebbrezza da profondití . Il malessere più temuto dai sommozzatori ha spinto a nuotare verso la morte Claudio Cattoni, 47 anni, e Massimo Berti, 44. Con loro, nelle acque antistanti Corno di Bò e la spiaggia delle Lucertole, qualche centinaio di metri sotto Torbole, il giornalista Rai Lorenzo Lucianer, sua moglie Laura Moschen e Riccardo Ausserer, agente della Questura di Trento.
Non erano due novellini, Cattoni e Berti: alle spalle avevano almeno 200 immersioni e, vicino a loro, c'erano due sub esperti come Lucianer e Ausserer. Il gruppo era sceso da Trento in mattinata e, verso le nove, aveva raggiunto localití Corno di Bò, sulla Gardesana orientale. Parcheggiate la Volvo Station Wagon e il fuoristrada dopo la galleria, i cinque amici sono scesi sulla splendida Spiaggia delle Lucertole: una striscia di ghiaia ai piedi di un imponente costone di roccia liscia, frequentatissima palestra per i rocciatori.
I cinque sub si immergevano spesso nelle acque antistanti la spiaggetta, in alcuni periodi anche lo facevano due volte alla settimana, perché quel punto è considerato uno dei più belli e affascinanti di tutto il Garda. Quella di ieri, insomma, doveva essere una giornata come tante altre. I cinque hanno indossato le mute stagne e hanno preparato l'attrezzatura. Materiale di grande qualití , roba da professionisti. Anche questa volta gli accordi erano chiari: Cattoni, Berti e la Moschen - anche lei brava, ma non abbastanza per i grandi abissi - non avrebbero superato la quarantina di metri di profondití mentre Lucianer e Ausserer si sarebbero spinti più giù, anche fino a 90 metri. Un azzardo? «Niente affatto - ha poi spiegato l'agente di Polizia - chi è molto allenato può scendere sotto i 66 metri, quota in cui l'ossigeno diventa velenoso, senza correre grandi rischi. Certo, ci vuole grande preparazione, concentrazione e allenamento. Ma si può fare senza rischio».
I cinque si abbassano le maschere e s'immergono. Tutto fila liscio fino a quando Cattoni non inizia a scendere oltre la quota stabilita, trascinando dietro di sé l'amico Berti, che lo segue per riportarlo indietro. Forse non si saprí mai cosa è accaduto a Cattoni, cosa lo abbia portato a rompere quel "patto" tante volte rispettato. Un guasto all'attrezzatura o la curiosití di scoprire cosa c'era più giù, lungo la parete di roccia che parte parecchie centinaia di metri sopra la Gardesana e si inabissa quasi per altrettanti metri nel lago. Il sole splendeva in un cielo azzurro mentre nelle acque cristalline del Garda si consumava il dramma. Un tragico «due contro due», al termine del quale ogni tentativo compiuto da parte sub esperti di fermare Cattoni e Berti s'è rivelato inutile. Alla fine, Lucianer e Ausserer si sono arresi. Non è stato facile e una parte di loro s'è inabissata ed è morta insieme agli amici.
Laura Moschen capisce subito cos'è accaduto, esce disperata dall'acqua, cerca disperatamente il cellulare nell'enorme borsone lasciato sulla spiaggia e chiede aiuto. In pochi minuti, sul posto arrivano gli agenti del Commissariato e i carabinieri di Riva. Da Trento parte l'elicottero di Trentino Emergenza con a bordo alcuni uomini del Soccorso Alpino e atterra sulla spiaggia. Tutto inutile. Tutti quegli uomini non possono nulla per salvare Claudio e Massimo. Ascoltano il racconto dei sopravvissuti, osservano ammutoliti i volti impietriti dei sommozzatori salvatisi, partecipano al dolore amplificato dall'impotenza.
Il dottor Grasso, dirigente del commissariato rivano, è scosso più degli altri: conosceva bene i componenti di quel gruppo. In comune con loro ha la passione per le immersioni anche se non si è mai cimentato con le acque del Garda. In più di un'occasione, però, li aveva osservati da riva mentre sparivano negli abissi. Anche ieri è arrivato sulla spiaggia, è rimasto a lungo accanto alle attrezzature lasciate sulla ghiaia, ma questa volta ha dovuto ascoltare la
gianni nava