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ARGOMENTO: Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m)

Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m) 09/06/2007 13:26 #7

  • dyver
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...grandi ragazzi...sembra la navetta di paperino!!!complimenti!
saluti roberto
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Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m) 11/06/2007 10:45 #8

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Bravi che fortuna! [:D][:D][:D][:D][:D]
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Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m) 11/06/2007 19:44 #9

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GRANDI[;)][;)]
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Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m) 13/06/2007 20:11 #10

  • Romeo
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Mitici!!!

http://italianunderwaternucleus.blogspot.com/2006_10_01_archive.html
[url=http://ogame.it?refId=22+127676]
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Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m) 13/06/2007 23:32 #11

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gran botta di fondo ( e non intendo la profondití  )
complimenti vivissimi
gigi
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Ritrovamento Relitto Ariete - Diano Marina (52m) 05/07/2007 01:26 #12

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<b>Storia</b>

<u>Venerdí¬ 6 Gennaio 2006</u> era uscito come faceva ogni giorno con il suo gozzo, l'"<u>Ariete</u>", lungo poco più di 6 metri, per calare i palamiti davanti alle Rondinelle, nel tratto di mare all'altezza di <u>Capo Berta</u>, tra Imperia e Diano Marina. All'improvviso è arrivata un'onda, altissima, il gozzo ha iniziato a barcollare, ha travolto il pescatore che è finito in mare. Avrebbe iniziato a nuotare, si sarebbe tolto anche la giacca a vento e i pantaloni (che non sono stati trovati) per non finire sul fondo.
Poi, la corrente e il forte vento da levante, hanno iniziato a spingerlo per quasi otto chilometri verso ponente, dove stremato dalla fatica e dal freddo è annegato.
Si suppone sia morto cosí¬ <u>Vincenzo Martuscelli</u>, 65 anni, originario della Campania, imperiese di adozione, uno dei veterani della pesca locale, inghiottito da quel mare che conosceva bene e che per quasi mezzo secolo gli aveva dato da vivere.
Sposato con Dina, una figlia Aurelia, abitava in un appartamento di una palazzina su due piani che si affaccia proprio sulla rotonda di via XX Aprile ad Imperia, sopra l'edicola dei giornali, il tabacchino e un'agenzia immobiliare. Per raggiungere la radice del molo lungo di Oneglia utilizzava il suo inseparabile scooter che quella mattina aveva lasciato come sempre davanti alla sua baracca in lamiera dove aveva sistemato tutta l'attrezzatura.
Usciva con il suo "Ariete", la sua seconda casa, ogni mattina per pescare dentici e orate che finivano nel palamito che calava solitamente sottocosta davanti a Capo Berta.
Passava le giornate sul porto a parlare di mare, di pesce e dalla difficile vita del pescatore. Gli amici avevano soprannominato la barca "giapponese": aveva allestito una sorta di tendina per ripararsi dal sole durante la pesca.
"Tutte le mattine lo vedevi lí¬ seduto a preparare i palamiti prima della cala. Vincenzo era grande uomo, sapeva il fatto suo. Un vero lupo di mare che dispensava consigli soprattutto ai giovani, meno esperti che avevano deciso di intraprendere questo mestiere pieno di insidie" raccontano gli amici pescatori.
Quella mattina era salpato dalla radice del molto lungo alle 7 dopo un caffé insieme ai compagni pescatori. Lo hanno visto in tanti mettere in moto e lasciare gli ormeggi del porto di Oneglia. Sarebbe dovuto rientrare due ore dopo. Quando non l'hanno visto entrare dalla diga foranea si sono allarmati: l'hanno chiamato sul telefonino cellulare. "C'era la segreteria telefonica inserita. Abbiamo capito che gli poteva essere successo qualcosa di grave".
«Solitamente alle 9,30-10 era di ritorno - ricorda ancora Auditore, un amico pescatore - quando nessuno l'ha visto in banchina si è allarmato e noi siamo usciti con la nostra Ilde per andarlo a cercare>
Da Oneglia, verso le 11,30 è salpato l'"Ilde", un grosso peschereccio di proprietí  di Carlo Auditore. Con lui a bordo sono saliti altri pescatori. Hanno iniziato a battere la zona di levante di Imperia, quella dove solitamente andava a calare il palamito. Durante la navigazione hanno trovato un cassetta di legno. Nulla lasciava presagire al peggio. L'"Ilde" ha incrociato davanti a Capo Berta ed ha trovato la boa che segnalava il palamito che aveva calato Vincenzo. Di lui però nessuna traccia, nemmeno del gozzo che il mare ha fatto affondare in pochi istanti.
L'equipaggio ha dato l'allarme alla Capitaneria di Porto. Sono uscite in mare da Porto Maurizio la Cp 806, una motovedetta specializzata in questo genere di emergenze, e dal porto vecchio di Sanremo la Cp 2063. In tutto una quindicina di uomini, coordinati dal comandante della Guardia Costiera di Imperia, Natale Serrano, sono stati impegnati in una lunga ed estenuante ricerca. E' stato il comandante dell'"Ilde", Carlo Auditore, verso le 14,30, ad aver avvistato per primo il corpo del pescatore galleggiare a pelo d'acqua a circa un miglio dalla costa di San Lorenzo. Il cadavere era stato spinto dalla corrente a otto chilometri di distanza da Capo Berta. Difficili le operazioni di recupero da parte della Capitaneria. Una volta issato il cadavere a bordo della Cp 806 è iniziato il trasferimento verso Porto Maurizio. Qui ad attenderlo, sulla Calata Anselmi, ha trovato lo stesso comandante della Guardia Costiera. Per il medico legale non ci sono dubbi: Vincenzo Martuscelli è morto annegato.
Sulla banchina, davanti alle baracche, nel pomeriggio è calato il silenzio: "E' comprensibile. Era un amico, un grande amico, bravissimo in tutto e per tutto. Non era uno che faceva sciocchezze. Usciva in mare come noi per guadagnarsi da vivere. Per tirare su 20-30 euro al giorno vendendo qualche cassetta. Anche oggi era uscito con la sua barca, ma non è più tornato. Quando abbiamo visto il corpo galleggiare spinto dalle onde davanti a San Lorenzo non ci volevamo credere".

<b>L'autopsia</b>

L'esame, eseguito il 9 Gennaio dal professor Enzo Profumo dell'Istituto di medicina legale di Genova, conferma il referto medico stilato subito dopo il rinvenimento: nessuna lesione particolare, nessuna ferita, nessuna evidente traccia di infarto o altra evidente patologia. "<u>Bentivoglio</u>", questo il soprannome del sessantacinquenne esperto uomo di mare, probabilmente, come ipotizzato subito dopo la tragedia, deve essere stato sbalzato da un'onda mentre al timone del suo gozzo cercava di far rientro in porto a causa dell'improvviso peggioramento delle condizioni meteo. E una volta caduto in mare deve aver lottato contro le onde per raggiungere la costa: s'è tolto gli abiti più ingombranti e inzuppati, ma il freddo, la corrente, la forza del mare devono averlo stremato.
In quelle condizioni, mentre le forze lo abbandonavano, è probabilmente annegato.
Il funerale è stato celebrato il 10 Gennaio 2006 alle ore 15 presso la parrocchia della Sacra Famiglia di via Spontone a Castelvecchio al quale hanno partecipato una folla di amici e colleghi.


<i>Notizie tratte dall'archivio de "Il secolo XIX" del 7/10 Gennaio 2006</i>

Ernesto

www.eurosub.it
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Buona continuazione.

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